
Quante volte vi è capitato di sentirvi dire o di esservi detti “stringi le chiappe e tira avanti!”?
Durante un esercizio posturale molto efficace (la quadrupedia conia bastone) che stavo eseguendo una mattina di qualche settimana fa, è emersa una tensione muscolare a livello dei glutei molto fastidiosa, tanto da farmi quasi desistere dal voler continuare a farlo.
Fortunatamente, conoscendo bene il mestiere e il significato di questi messaggi del corpo, ho deciso di continuare facendo una precisa richiesta al mio archivio delle memorie psico-fisiche, la mente: “se questa tensione ha qualcosa a che fare con un episodio del passato dammi qualche indizio su cui riflettere”.
Infatti, è possibile stimolare la mente a far emergere ricordi di episodi capitati nel passato che possano essere in relazione con quanto si sta percependo nel presente; questa è una risorsa molto importante alla quale attingere, ma che sfortunatamente pochi “addetti ai lavori” tengono in considerazione.
Nel giro di qualche istante a seguire dalla mia richiesta, mi arrivata nitida un’immagine di me da ragazzo in piazza con amici a tirare tardi la notte bighellonando. Tra me e me mi sono chiesto cosa c’entrasse quel ricordo con la tensione ai glutei che stavo vivendo, poi mi sono messo a ridere internamente perché ho capito.
A quell’epoca ricordo che chi per primo cedeva al sonno per ritirarsi a casa, veniva etichettato come lo “sfigato” che non ha capacità di resistenza. Il condizionamento del “gruppo di pari” talvolta è fortissimo e profondo, tanto da non far prestare ascolto alla vocina del corpo straziato per il fatto di rimanere a lungo in piedi a fare niente fino a notte fonda. E che si fa normalmente per resistere nonostante tutto? Si stringono le chiappe!
Per anni sono andato avanti imperterrito senza prestare ascolto alle necessità reali del corpo che aveva estremo bisogno di riposo, somatizzando a livello dei glutei una tensione nervosa inimmaginabile, ma finalmente qualche giorno fa le cose sono cambiate tanto da permettermi di comprendere lo scotto che ho dovuto pagare nel lungo periodo.
La cosa bella è stata che come ho compreso il nesso tra la tensione è il ricordo emerso, i glutei si sono rilassati totalmente, tanto da non percepire più alcun fastidio nel fare l’esercizio. Ma il regalo più bello di questa comprensione è arrivato di lì a poco quando ho salito le scale fino al terzo piano senza più avvertire il solito disagio al ginocchio sinistro che da circa un anno mi infastidiva non poco, oltre a una sensazione di leggerezza del tratto lombare della colonna.
A distanza di tempo, continuo a salire le scale senza avvertire alcunché al ginocchio e mi stupisco di come quegli anni passati a stare in piedi in piazza con gli amici abbiano contribuito a fare emergere sintomi a distanza di anni, apparentemente slegati tra di loro.
Questa esperienza mi ha aiutato a comprendere a fondo che quando ci forziamo a tenere duro nelle situazioni in genere, soprattutto in quello poco utili per la salute, i glutei sono i primi a somatizzare questa forzatura.
Relazioni amorose non costruttive, alzarsi tutte la mattine per andare a fare un lavoro che non ci soddisfa, situazioni spiacevoli in genere a cui resistiamo, difficoltà a dire di no alle cose che non ci vanno, relazioni con colleghi di lavoro a limite della sopportazione, trattenere la pipì o altro quando ci scappa, sono in grado di generare tensioni nervose e muscolari con risvolti del tutto inaspettati.
E tu quante volte ti sei trovato in passato, o magari tutt’oggi, a stringere le chiappe per tirare avanti tuo malgrado?
Leggi anche questi articoli:
Buonasera Giovanni, ti faccio i complimenti per la tua preparazione e la passione con cui svolgi questo lavoro.
Io purtroppo sono molto emotiva e da un po di tempo , oltre a problemi anche finanziari a casa, sono molto infastidita dal comportamento di un collega . Questo naturalmente mi innervosisce e , emotiva come sono, mi fa irrigidire .
Cercherò comunque di rendermi consapevole dei blocchi emotivi che mi fanno irrigidire.
Complimenti ancora, buon lavoro
Grazie Sabrina!
Puoi utilizzare l’esperienza del tuo collega per comprendere qualcosa di te.
Talvolta le persone ci fanno da specchio per qualcosa che abbiamo di simile a loro. Se riesci, con umiltà, a guardarti dentro e trovare qualcosa di simile a quanto ti fa innervosire del tuo collega, potrai liberarti definitivamente di queste tensioni.
Ti auguro di venirne fuori e grazie ancora per i complimenti!