Legge di causa-effetto: il motivo per cui l’uomo fatica a comprenderne il significato

La legge di causa-effetto governa ogni cosa sul Pianeta in cui viviamo: infatti, se per lungo tempo non dovesse piovere, andremmo incontro a periodi di siccità con grosse ripercussioni sulle coltivazioni (e non solo), da cui potrebbero seguire aumenti di prezzo di frutta e verdura; diversamente, se dovesse piovere per un lungo periodo di tempo, ci sarebbero problemi di allagamento con altri tipi di danni alle coltivazioni (e non solo) e conseguenti aumenti di prezzo di frutta e verdura. Oppure, banalmente, se schiaccio l’interruttore della luce, la stanza s’illuminerà.

Questa legge si applica a tutto, dolori muscolo articolari compresi (leggi articolo precedente).

L’Essere Umano ha diversi problemi di comprensione a riguardo, soprattutto quando gli effetti generati da una una qualsiasi causa si manifestano a distanza di tempo e non ravvicinati, o coincidenti rispetto alla loro origine.

Per fare un esempio chiarificatore, immaginiamo di prendere un martello e di darci una martellata sulla mano, di sicuro sentiremo male immediatamente e non a distanza di tempo, per cui mi guardermo bene dal farlo.

D’altro canto, dato che non si sta male subito, o meglio non ci si ammala subito, fumare sigarette non allarma sufficientemente le persone, nonostante sui pacchetti siano riportate scritte di allerta di ogni tipo. Ma per questo caso subentrano anche altri fattori, quali l’emulazione di un mito (ricordate Humphrey Bogart?). Spinti dal desiderio di assomigliargli, non siamo portati a dare il giusto peso a tutti quei sintomi che, da subito, ci avvisano del fatto che fumare non faccia bene (tosse, capogiri, nausea, solo per citarne alcuni). “Forzando” il sistema, pian piano l’organismo è capace di adattarsi al peggio, fino a provare piacere a farsi del male: “la sigaretta dopo il caffè è il massimo!”

Il motivo per cui l’uomo fatica a comprendere il significato della legge causa-effetto e a rispondere agli stimoli aggressivi nel modo corretto, ovvero evitandoli così come fanno tutti gli animali sul Pianeta, è da ricercare in un preciso ambito.

Nel mondo animale, di cui l’uomo fa parte, esiste la scala binaria del dolore e del piacere che regola la risposta agli stimoli che si riceve: vado incontro a ciò che crea piacere, fuggo da ciò che provoca dolore; molto semplice. Quindi dolore e piacere rappresentano degli indicatori che aiutano a capire se si sta agendo correttamente o meno, nei riguardi della salute e della sopravvivenza.

Per l’uomo la questione è più complessa e assume una sfaccettatura diversa, perché la scala del dolore-piacere è quaternaria. Esistono, infatti:

  • Il piacere che fa bene
  • Il piacere che fa male
  • Il dolore che fa bene
  • Il dolore che fa male

Si è arrivati a ciò anche attraverso la continua dedizione al piacere che fa male (sigarette, alimenti dannosi gustosi al palato ma dannosi per l’organismo, ore e ore passate sul divano a guardare la TV, ecc…), e la continua esposizione a ciò, ci ha indotti a ricorrere al dolore che fa bene (uso di medicinali, o la pratica dello stretching per intenderci), per “guarire” dagli effetti del falso piacere. Infatti per curare malattie dovute a uno stile di vita non salubre (diabete, ipertensione, ecc…) dobbiamo ricorrere all’uso di farmaci dal sapore non gradevole, così come se non manteniamo allenata l’elasticità muscolare e iniziamo a soffrire di dolori articolari, per tornare in salute seguendo vie naturali, dobbiamo affidarci a massaggi e stretching che ci fanno sentire quel male che fa bene.

Il perseverare nelle cattive abitudini, dedicandoci ostinatamente al piacere che fa male, porta allo scadimento delle percezioni innate di cui disponiamo e, oltre a farci scambiare un dolore per un piacere (vedi l’esempio della sigaretta), non ci fa percepire la sofferenza che quel tipo di dolore genera, per cui perseveriamo nella cattiva abitudine. Inoltre ciò ha ripercussioni anche quando dobbiamo far distinzione tra il male che fa bene e quello che fa male e, a scanso di equivoci, li evitiamo tutti e due. Alludo a quelle persone che inventano le scuse più originali per non dedicarsi allo stretching o a prendere medicine all’occorrenza, fuggendo dal dolore anche quando è a fin di bene.

Ma non solo, questa situazione ha riflessi anche su circostanze che non riguardano strettamente la salute personale, basti pensare alla difficoltà a prendersi RESPONSABILITÀ’ per eventi che posano impattare sul Pianeta (l’inquinamento, deforestazione, frane per gli abusi edilizi, ecc…), oppure sul lavoro (i riflessi sul processo di produzione legati all’assenteismo, ecc…), o sulla vita degli altri (guidare da ubriachi o in condizione di stanchezza estrema, mettendo a repentaglio l’incolumità di altri automobilisti).

Come venirne fuori?

Non è semplice, ma per tutto c’è una soluzione; in questi casi è necessario “riaccordare” gli strumenti in grado di farci fare la cosa giusta: l’istinto e il sistema dei “campanelli d’allarme.

Per farli tornare a funzionare e soprattutto per imparare ad ascoltarli e fidarci di loro, si deve fare un processo di “reset”, per esempio: se voglio comprendere che impatto ha sull’organismo un alimento o una bevanda, devo essere in grado di sospendere il consumo per almeno 2/3 settimane, per consentire ai “sensori” di ripulirsi e riprendere a comunicare in modo efficace il loro messaggio. Al termine di questo periodo di sospensione, possiamo riprovare ad assaggiare la bevanda o l’alimento sospeso per accogliere il messaggio che i sensori ci invieranno (tosse, eruzioni cutanee, stanchezza, diarrea, pizzicori, ecc…) e quindi avere la possibilità di decidere per il meglio.

Sabotare il sistema dei campanelli d’allarme forzando l’organismo ad adattarsi alle peggiori abitudini, equivale a sabotare l’impianto d’allarme di casa permettendo ai ladri di fare irruzione indisturbati. Così come essere consapevoli che qualcosa non ci fa bene, e ignorare ogni segnale d’allarme che l’organismo invia, fino allo spegnimento del segnale, non è riprova del fatto che il “ladro” non sia entrato in “casa nostra” solo perché non sentiamo suonare la sirena.

E il tuo “impianto d’allarme” come funziona?

Se al termine di questa lettura hai riconosciuto in te un atteggiamento sabotatore verso la tua salute, approfittane ora per attivarti a ripristinare il sistema d’allarme tanto prezioso per il benessere dell’organismo. La salute è un bene prezioso è va custodito con cura per consentirci di vivere nella gioia.

Sono disponibile per consulenze in studio e anche via Skype.

 

Giovanni Castellani
Autore dell'articolo: (Giovanni Castellani)
Laureato in Scienze Motorie, iscritto all’albo Nazionale dei Chinesiologi, dal 2007 sono titolare dello Studio di Ginnastica Posturale a Cernusco S/N, dove svolgo l’attività di educatore posturale e motorio. Nel 2013 ho conseguito una specializzazione in Nutrizione e Dietetica, grazie alla quale opero come educatore alimentare. “Benessere Posturale Integrale” è il Sistema che ho ideato che combina l’esperienza e le competenze acquisite nel corso degli anni, al fine di operare per il benessere della persona a 360°, sia per privati che per aziende.