La via naturale ed efficace per risolvere il reflusso gastro-esofageo

Il reflusso gastro esofageo è la risalita dei succhi gastrici lungo l’esofago. La medicina cinese definisce questa tipo di patologia “Qi controcorrente”, ovvero l’energia dell’organismo, in questo caso quella dello stomaco, che scorre nella direzione opposta a quella naturale.

E quando accade un fenomeno del genere, di certo non succede a caso; dietro c’è sempre all’opera la “legge di causa-effetto“. Ma come mai a un certo punto i succhi gastrici vengono dirottati verso l’alto invece di proseguire la loro naturale discesa verso il basso?

Le possibilità sono due:

  1. il consumo di alimenti o bevande che potenzialmente costituisco un’aggressione per l’organismo, tanto da far scattare l’allarme interno da parte del sistema nervoso enterico (che in autonomia gestisce le funzioni dell’apparato digerente), che attiva le risorse a disposizione per ricacciare verso l’alto l'”ospite indesiderato”, prima che giunga nei distretti immediatamente a seguire lo stomaco: il duodeno, l’intestino tenue e l’intestino crasso. Ecco allora che si scatenano delle precise contrazioni atte a sospingere verso l’alto ciò di cui l’organismo si vuole liberare con forza e in tempi rapidi, generando il fenomeno del vomito. Stiamo comunque parlando di fenomeni generalmente occasionali, fatta eccezione per gravi stati patologici che non consentono alla persona di ingerire alcunché.
  2. la condizione di contrattura permanente del muscolo agonista della respirazione, cioè il diaframma, che comprimendo lo stomaco impone la risalita del suo contenuto verso l’alto. Questa condizione può essere favorita o da emozioni perturbate che affliggono l’individuo, o dalla salute non ottimale del fegato, dello stomaco e dell’intestino (statosi epatica, epatiti, gastriti, coliti, ecc…), sui quali il diaframma si appoggia. Per facilitare la comprensione di questo meccanismo è importante conoscere quantomeno dei cenni anatomici di questo muscolo.

Il diaframma è situato all’interno della gabbia toracica, è a forma di cupola e di fatto separa gli organi toracici da quelli addominali (vedi figura sottostante);
quando deve espletare la sua funzione respiratoria, si contrae compiendo un movimento definito “a pompa”, che lo fa abbassare comprimendo la massa viscerale. Immediatamente sottostanti il diaframma, ci sono lo stomaco e il fegato. Quando si è in buona salute e il diaframma compie la discesa e risalita più di 20.000 volte al giorno per farci respirare e vivere. Questo movimento esercita un’importante azione massaggiante dei visceri che innesca il processo della peristalsi, ovvero quell’azione che fa circolare il liquidi organo viscerali per evitare il loro ristagno, che genererebbe patologie.

In caso di vita emotiva agitata, per contro, il nostro respiro perde quell’armonia che lo contraddistingue e tende a bloccarsi verso l’inspirazione, cioè si tenderà a trattenere un po’ il respiro senza svuotare appieno i polmoni. Per capire meglio quanto sto descrivendo provate a ricordare una volta che eravate arrabbiati, o che eravate di fretta, o ancora quando avete provato una profonda delusione; come era il vostro respiro, libero o trattenuto?

Come accennato precedentemente, quando inspiriamo il diaframma si abbassa, per cui il protrarsi di un’emozione perturbata comporterà, nel medio e lungo periodo, una fissazione verso il basso del diaframma. Lo stesso accade in condizioni di non buona salute di stomaco, fegato e intestino, che in un regime di infiammazione generato da scorrette abitudini alimentari, diffondono calore al diaframma che per difesa rimarrà permanentemente contratto, quindi abbassato.

Ecco allora la sollecitazione meccanica esercitata sullo stomaco che viene schiacciato e compresso, generando una situazione d’allarme dell’organismo, di fronte alla quale viene operata una scelta dal nostro direttore d’orchestra (il sistema nervoso) pro sopravvivenza: far risalire i succhi gastrici verso l’alto lungo l’esofago. Ma perché non vengono sfogati verso il basso, seguendo il naturale scorrimento dell’energia?

Lo stomaco è una sacca con due valvole, una a monte l’altra a valle: il cardias e il piloro (vedi la prima figura in alto). Il cardias rappresenta la via di comunicazione tra esofago e stomaco, il piloro quella tra stomaco e duodeno. C’è da sapere che l’ambiente interno dello stomaco è caratterizzato da una forte acidità per via dei succhi gastrici che hanno un pH con valore 1,5/3. Per contro, l’ambiente interno del duodeno è fortemente basico, con un valore di pH pari a 8. Se il contenuto gastrico si riversasse copiosamente verso il duodeno, si rischierebbe un’ulcera duodenale fulminante, tant’è che nel fisiologico processo digestivo, lo stomaco riversa il suo contenuto nel duodeno goccia a goccia per consentire che i succhi pancreatici e biliari spengano per tempo il “fuoco” gastrico.

Ecco che, in caso di compressione dello stomaco esercitata dal diaframma condizionato da emozioni o da disturbi digestivi, la soluzione di minor sofferenza è quella di far rilassare il cardias e chiudere saldamente il piloro per evitare lo scoppio dello stomaco, innescando così la risalita dei succhi gastrici: et voilà spiegato il fenomeno del reflusso esofageo!

Che reale utilità hanno in questi casi i farmaci inibitori della pompa protonica normalmente prescritti in caso di gastrite, di ulcera duodenale e reflusso gastro-esofageo? Personalmente ritengo nessuna, dato che non agiscono sulla causa che sta generando la compressione gastrica (ovvero l’emozione o l’eventuale disturbo di salute ai danni dello stomaco, o del fegato o dell’intestino che mantengono contratto il diaframma) ma esercitano un’azione di inibizione sulle cellule gastriche deputate alla secrezione dei succhi gastrici. Questi succhi sono fondamentali per garantire una corretta digestione degli alimenti, ma altrettanto capaci di arrecare danni ai tessuti del duodeno, dell’esofago e pure a quelli dello stomaco se la loro acidità supera i valori di pH prima descritti. Inibendo la secrezione di questi succhi, si potrà anche avere un effetto positivo per le mucose, ma non si tiene conto che a lungo andare si comprometterebbe la corretta digestione degli alimenti.

Che fare allora?

L’unica soluzione, per giunta naturale, che vedo realmente efficace è quella dello sblocco manuale del diaframma che favorisce il suo rilassamento e quindi la sua risalita verso l’alto. Questo rappresenta comunque un’agire ancora sugli effetti e non sulle cause, ovvero l’emozione perturbata o i disturbi a stomaco, fegato e intestino, ma quantomeno senza effetti indesiderati. L’ideale sarebbe che il soggetto agisse verso la risoluzione del trauma emotivo o migliorasse la salute degli organi citati. Non potendolo fare, meglio comunque dipendere da un auto-massaggio quotidiano del diaframma piuttosto che da un farmaco capace di alterare il giusto processo digestivo e arrecare effetti collaterali ad altri organi del corpo. Anche perché il perdurare della contrazione del diaframma, potrebbe generare un altro fastidioso effetto: l’ernia jatale, ovvero la risalita all’interno del diaframma di parte dello stomaco, dovuta a un’eccessiva compressione di quest’ultimo.

Nel caso in cui soffriste di reflusso gastro-esofageo, il consiglio che mi sento di fornire spassionatamente è quello di sottoporvi a uno indagine approfondita olistica della vostra condizione per risalire alle sue reali origini e poter agire costruttivamente sulle cause e non unicamente sugli effetti.

Intanto provare l’auto-massaggio del diaframma è gratis ed esente da effetti indesiderati; ecco come fare:

Mettetevi comodamente sdraiati sul letto a pancia in su con gambe piegate per favorire una distensione dell’addome. Ungete l’addome con dell’olio da massaggio e con le due mani prendete presa all’altezza della bocca dello stomaco, come mostrato nella seconda  delle due figure qui a lato.
Effettuate un’inspirazione “di pancia” ed espirando scorrete verso l’esterno seguendo il margine costale come se voleste tracciare un solco sotto la gabbia toracica con le dita, come mostrato nella prima figura. Riprendendo aria portatevi nuovamente con le mani alla bocca dello stomaco e proseguite almeno per 30 respiri con questo delicato ma efficace massaggio. Suggerisco di non eseguirlo a stomaco pieno.

E’ possibile che da subito potrete percepire un deciso miglioramento del reflusso o quantomeno una bella sensazione di leggerezza addominale; qualora i risultati non fossero immediati non disperate e continuate a esercitarvi almeno per una settimana, anche più volte al giorno. Sono sicuro che quanto prima vi sentirete meglio. In fondo il reflusso esofageo non si genera in un giorno, ma è una patologia che richiede del tempo per manifestarsi, per cui è lecito mettere in preventivo che ci voglia qualche giorno per verificarne gli effetti positivi.

Se vorrete provare sarò curioso di conoscere i risultati ottenuti.

Buona prova a tutti!

 

Giovanni Castellani
Autore dell'articolo: (Giovanni Castellani)
Laureato in Scienze Motorie, iscritto all’albo Nazionale dei Chinesiologi, dal 2007 sono titolare dello Studio di Ginnastica Posturale a Cernusco S/N, dove svolgo l’attività di educatore posturale e motorio. Nel 2013 ho conseguito una specializzazione in Nutrizione e Dietetica, grazie alla quale opero come educatore alimentare. “Benessere Posturale Integrale” è il Sistema che ho ideato che combina l’esperienza e le competenze acquisite nel corso degli anni, al fine di operare per il benessere della persona a 360°, sia per privati che per aziende.