
Questo post è la naturale conseguenza di un’esperienza vissuta qualche giorno fa durante un corso di gruppo che normalmente conduco presso il CRAL di un’azienda di Milano, durante la quale ho compreso che ancora oggi c’è poca informazione a riguardo dei calli ai piedi, tecnicamente definiti ipercheratosi plantare.
E’ ancora molto diffuso fare fronte a questa condizione rivolgendosi al podologo che, con gli strumenti del mestiere, elimina tout court i calli senza informare adeguatamente il cliente sulla loro vera origine, tanto che puntualmente a distanza di poco tempo la persona è destinata a tornare per ripetere l’operazione di rimozione.
Ma cosa ci vogliono comunicare esattamente i calli sotto i piedi?
L’ispessimento in alcuni punti della pelle dei piedi altro non è che un continuo sfregamento di quei punti nella scarpa; per diversi fattori il corpo modifica l’appoggio dei piedi al suolo, scaricando più peso o internamente, o esternamente, o sull’avampiede, o sul tallone, fino a creare il callo.
Per ottenere un risultato duraturo, oltre all’aiuto del callista è necessario intervenire a livello posturale comprendendo i motivi che hanno spinto il corpo a modificare la propria postura e, quindi, agire di conseguenza.
Per esempio, uno dei motivi che porta a sbilanciare il peso del corpo sull’avampiede è un trauma all’osso sacro; le tipiche sederate che si possono prendere se qualcuno ci ha tolto la sedia da sotto il sedere, oppure cadendo all’indietro sciando o praticando altri sport. In questo caso massaggiando con cura la parte traumatizzata e abbinando esercizi posturali capaci di riportare il baricentro nel punto giusto, il problema dei calli rimarrà un lontano ricordo!
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Buongiorno, sto curiosando nel suo sito e mi sono soffermata in questo articolo. In effetti immaginavo che le callosità dipendessero dall’appoggio del piede, o magari da scarpe sbagliate. Ad esempio le tanto decantate Birkenstock mi hanno sempre procurato degli ispessimenti agli alluci nella parte esterna, quella che sfrega contro il contorno rialzato, e non è questione di numero perché avendo la mezza misura ho provato entrambi i numeri. Io sono stata operata ai menischi al ginocchio destro, e anche se il piede non presenta cambiamenti immancabilmente ho l’alluce destro che presenta callosità resistente nella parte esterna. Devo aver modificato l’appoggio perché, anche con l’età, sicuramente il ginocchio è un ginocchio sempre un po’ sofferente, ma a questo, più che rinforzare il quadricipite, che perse 2,5 cm, dei quali 1,5 riguadagnato, non saprei che fare. Anche il polpaccio ha perso un po’. E l’anca se non mi alleno a camminare in salita o con esercizi specifici, ne sta risentendo. Purtroppo il lockdown non aiuta. Credo che il problema del contagio non sia chi se ne va per i sentieri di montagna belli duri, senza usare mezzi pubblici, ma con tutta evidenza sono gli ospedali, case di cura, lavoro e spostamenti tra parenti. Sono convinta che il movimento all’aperto sia salute psico-fisica e prevenzione, specie per le persone di una certa età e così ho sempre praticato sport all’aria aperta, da anni. Purtroppo anche se il mio fisico non dimostra affatto i 65 anni che ha si fa presto a perdere i benefici e riconquistarli sarà arduo e più faticoso. Grazie per l’attenzione e per la posssibilità di scrivere.
Grazie Miriam per avermi scritto.
Le suggerisco le scarpe Fivefingers della Vibram, sono come dei guanti per i piedi e hanno anche un potere di rese posturale.
Buona estate
Giovanni